Smart Working: cosa ci ha insegnato?
L'uomo è al centro, tutto il resto è sfondo.
K.S. Stanislavskij
L’Arte, fulcro del mio lavoro di Counselor, ci insegna che cambiamenti e trasformazioni portano sempre con sé effetti benefici. Tuttavia è naturale che inizialmente essi generino un certo disorientamento e necessitino di un tempo per essere accolti e resi reali portatori di benessere.
Lo smart working, forzatamente imposto dall’emergenza Covid, ha cambiato e per molti stravolto, le abitudini e i ritmi lavorativi. A più di tre mesi dall’inizio del lockdown, possiamo porci una domanda. Smart working: cosa ci ha insegnato?
Molti di noi hanno sicuramente potuto assaporare alcuni risvolti positivi del lavorare da casa. Abbiamo potuto trascorrere più tempo con i nostri figli e le nostre famiglie, abbiamo coltivato (in alcuni casi ritrovato) le relazioni personali, abbiamo cucinato e mangiato più sano e, seppur chiusi in casa, abbiamo riscoperto l’importanza di fare esercizio fisico.
Tuttavia, accanto a questi valori ritrovati, anche gli aspetti negativi hanno cominciano a farsi sentire. Lo stress, già presenza costante delle nostre vite pre-pandemia, ha continuato a manifestarsi, ma forse in maniera diversa. L’abbiamo percepito come la sensazione (spesso reale) di lavorare di più, come preoccupazione per il futuro e come perdita del confine tra il tempo del lavoro e il tempo libero. Ci siamo scoperti incapaci di “staccare”, ansiosi di rispondere più velocemente e desiderosi di essere costantemente disponibili.
Inoltre, si sono manifestati sintomi nuovi, come la difficoltà a dormire bene, l’ansia e la mancanza di concentrazione; segnali altrettanto comuni, cui è importante dare ascolto e dai quali imparare che è necessario investire del tempo anche per curare il nostro benessere emotivo e psicologico, tanto quanto la nostra salute fisica.
Se prima della pandemia tempo e risorse per prendersi cura di sé erano spesso posposti ad attività falsamente prioritarie, questa inaspettata esperienza ci ha insegnato quanto sia importante occuparsi costantemente e regolarmente del nostro equilibrio psicofisico per non arrivare a provare un senso di burnout.
Il lavoro da casa e, fino a poche settimane fa, l’impossibilità di uscire ci ha obbligato a una ridefinizione repentina degli equilibri tra lavoro, famiglia e tempo libero. L’organizzazione del lavoro prima della pandemia consentiva di evadere, segnava chiaramente spazi distinti tra gli ambienti di vita. Questa possibilità ci è venuta a mancare, costringendoci al confronto costante con isolamento o relazioni troppo ravvicinate, portando quindi con sé la difficoltà di definire un soddisfacente equilibrio tra spazi di lavoro e di vita privata.
È naturale che questa novità ci faccia sentire smarriti e frastornati, tuttavia è altrettanto cruciale sfruttare il ritrovato contatto con se stessi per imparare ad ascoltarsi e ripensare emozioni, ansie e paure. E, dunque, lo Smart working: cosa ci ha insegnato?
Il miglior insegnamento che possiamo trarre da questa esperienza è la necessità di prenderci cura di noi stessi, con costanza e dedizione; la necessità di prepararci a saper accogliere le nostre emozioni, quali ansia e paura, e di acquisire strumenti e capacità di trasformare qualsivoglia “intoppo” che la vita ci possa mettere sulla strada, per tutelare il nostro benessere e la nostra armonia nel quotidiano.